Negli ultimi anni Google ha compiuto passi da gigante nell’integrare l’intelligenza artificiale (AI) all’interno del suo motore di ricerca. L’ultima novità di questa evoluzione è la Panoramica IA (in inglese AI Overview), un nuovo tipo di risultato generato dall’AI che Google sta introducendo anche in Italia. Si tratta di un cambiamento significativo per utenti e aziende: la ricerca web si arricchisce di risposte sintetiche e contestuali fornite direttamente sulla pagina dei risultati, con potenziali effetti sul traffico dei siti e sulle strategie SEO.
Userò AI Overview o Panoramica IA nel testo:)
Che cosa sono le Panoramiche IA o AI Overview di Google?
Le Panoramiche IA 🙂 di Google sono una funzione avanzata del motore di ricerca che fornisce all’utente un riassunto generato dall’intelligenza artificiale direttamente in cima alla pagina dei risultati (SERP). In pratica, invece di vedere solo il classico elenco di link blu con frammenti di testo, l’utente può ottenere una risposta sintetica e completa alla propria query, elaborata da Google sulla base di molteplici fonti autorevoli. Questo box generato dall’AI offre una “visione d’insieme” immediata sull’argomento cercato, spesso accompagnata da elenchi puntati, consigli pratici o definizioni, e include riferimenti diretti (sotto forma di link cliccabili) ai siti web da cui l’AI ha tratto le informazioni.
Importante sottolineare che AI Overview non sostituisce i risultati organici tradizionali, ma li affianca: il riepilogo compare in alto, seguito dai normali risultati di ricerca (o talvolta affiancato ad essi su desktop). L’utente quindi ha sia la risposta immediata, sia la possibilità di approfondire cliccando sui link delle fonti citate oppure scorrendo i risultati sottostanti come farebbe normalmente. Google ha introdotto questa funzionalità in fase sperimentale con il nome di Search Generative Experience (SGE) nel 2023 in alcuni paesi, e dopo test su miliardi di query l’ha resa parte integrante della ricerca, ribattezzandola Panoramica IA. Oggi, a seguito di un rollout graduale e di riscontri positivi, la Panoramica IA è disponibile anche agli utenti in Italia (inizialmente per gli utenti maggiorenni e con account Google attivo). La funzione viene attivata solo quando i sistemi di Google la ritengono utile – tipicamente per domande complesse, ricerche esplorative o richieste di approfondimento – mentre per query molto semplici o navigazionali la pagina continuerà a mostrarsi nel formato classico.
Dal punto di vista dell’esperienza utente, AI Overviewra presenta un notevole passo avanti nella ricerca potenziata dall’AI. L’utente può porre domande molto articolate o di ampio respiro e ottenere risposte immediate e contestuali, senza dover compilare informazioni frammentarie da più pagine web. Ad esempio, invece di eseguire tre o quattro ricerche separate per scoprire qual è il miglior periodo per visitare una destinazione, quali luoghi vedere una volta lì, e come pianificare l’itinerario, oggi si può formulare una singola query complessa e lasciare che sia Google a “unire i puntini” fornendo una panoramica coerente.
Questo approccio riflette la missione di Google di “fare il lavoro pesante al posto dell’utente”: grazie all’AI generativa, il motore di ricerca può analizzare in pochi secondi enormi moli di dati e restituire un compendio delle informazioni più rilevanti. Per le aziende e i marketer, però, ciò significa anche dover comprendere un nuovo tipo di risultato sulla SERP, poiché la visibilità di un brand o di un contenuto potrebbe ora dipendere non solo dal ranking tradizionale, ma anche dall’essere incluso (o escluso) in queste risposte generate dall’AI.
Da notare che Google presenta la Panoramica IA con appositi indicatori di sperimentalità e trasparenza. Nella versione attuale, accanto al titolo “Panoramica IA/AI Overview” appare un’icona a forma di stellina o scintilla ✨ (a indicare la natura innovativa della funzione) e in calce al riquadro viene riportata una nota del tipo “L’intelligenza artificiale generativa è sperimentale”. Inoltre, ogni affermazione nel testo può avere un piccolo simbolo (come un’icona di globo o un numero) che, se cliccato, mostra la fonte da cui proviene quell’informazione. Queste scelte di design puntano a rendere chiaro all’utente quando sta leggendo un contenuto generato dall’AI e a incoraggiare la verifica su fonti esterne, per mantenere un livello di fiducia e di controllo sull’origine dei dati.
Come funziona AI Overview: AI generativa, fonti e link
Dal lato tecnico, la Panoramica IA [AI Overview] è resa possibile dai progressi di Google nell’AI generativa applicata alla ricerca. In particolare, Google Search utilizza un modello di linguaggio avanzato (LLM) di nuova generazione – identificato come modello Gemini – che è stato personalizzato specificamente per operare all’interno del motore di ricerca. Questo modello AI lavora in sinergia con i tradizionali sistemi di ranking di Google. In termini semplici, ecco cosa accade quando un utente effettua una ricerca che attiva la Panoramica IA:
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Analisi della query e recupero delle informazioni di base: inizialmente Google processa la query come farebbe normalmente, identificando le intenzioni di ricerca e interrogando il suo indice per trovare le pagine web più pertinenti. Già in questa fase vengono considerati i contenuti di alta qualità correlati al tema della query, attingendo sia al normale indice web sia ad altre fonti strutturate (come il Knowledge Graph per dati fattuali su persone, luoghi, ecc.). Il sistema seleziona un insieme di risultati rilevanti (ad esempio, articoli, guide, tabelle informative, post di blog) che possano aiutare a rispondere alla domanda posta.
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Generazione del riassunto con l’LLM: a questo punto entra in gioco l’LLM generativo. Il modello prende in input i contenuti estratti dalle varie fonti (i “frammenti” significativi di testo, dati o immagini provenienti dalle pagine trovate) e li utilizza per sintetizzare una risposta in linguaggio naturale. Questo processo può includere anche prompt di riassunto predefiniti da Google per guidare l’AI nel fornire una risposta completa. L’LLM, grazie alle sue capacità di multi-step reasoning (ragionamento a più passaggi) e planning, combina le informazioni e genera un testo coerente che cerca di coprire i punti principali della query. Importante: l’LLM non genera la risposta da zero senza controllo, ma opera vincolato ai contenuti verificati delle fonti. In altre parole, il modello deve basarsi sulle informazioni esistenti nei documenti trovati (e su eventuali dati di conoscenza interna già validati) per ridurre al minimo errori o “allucinazioni”. Ad esempio, se la domanda è “Quali sono le cause del cambiamento climatico secondo l’IPCC e quali soluzioni vengono proposte?”, il modello estrarrà i passaggi rilevanti dai rapporti IPCC e da fonti scientifiche autorevoli, poi confezionerà un riassunto che elenca le cause (es. gas serra, deforestazione, etc.) e le soluzioni (es. energie rinnovabili, riforestazione, accordi internazionali) citando i documenti dove queste informazioni compaiono.
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Verifica e linkificazione delle informazioni: una volta generata una bozza di risposta, il sistema effettua una fase di verifica incrociata. Parte del processo brevettato da Google prevede che ogni asserzione o dato nel riassunto venga confrontato con il contenuto originale delle fonti per confermare la correttezza. Se qualcosa non trova riscontro, potrebbe essere scartato o segnato come a bassa confidenza. Dopo la verifica, Google procede a “linkificare” il testo, ovvero ad associare porzioni specifiche del riassunto alla pagina web che le supporta. Ad esempio, se la prima frase del riassunto afferma “Il cambiamento climatico è principalmente causato dall’aumento dei gas serra nell’atmosfera”, il sistema può collegare quella frase al documento dell’IPCC o a un articolo scientifico da cui l’informazione è tratta. Tecnicamente, il testo generato viene annotato in modo da evidenziare (con sottolineature, colori o icone) le parti cliccabili, ognuna legata al link di una fonte. Questo passaggio garantisce trasparenza: l’utente può cliccare e leggere la fonte per approfondire o verificare quanto affermato dall’AI.
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Rendering della Panoramica IA nella SERP: infine, il riassunto generativo viene mostrato all’utente all’interno di un riquadro dedicato sopra (o accanto a) i risultati di ricerca tradizionali. Insieme al testo, vengono presentati i vari link alle fonti (generalmente con piccole etichette o numeri riferiti ai siti web originari) e spesso un invito tipo “Approfondisci” o “Mostra tutti” che espande eventualmente una lista di risultati correlati. La SERP finale quindi include la Panoramica IA seguita dai normali snippet di risultati organici, assicurando comunque che l’utente possa scorrere per vedere ulteriori pagine oltre a quelle citate nel riassunto. Da notare che anche gli annunci pubblicitari (Ads) continuano ad apparire in spazi dedicati e ben etichettati, separati dalla Panoramica IA, quindi la presenza di quest’ultima non elimina la visibilità degli annunci ma li spinge più in basso nello schermo se compare in alto.
In parallelo, Google continua a migliorare le funzionalità della Panoramica IA. Ad esempio, ha annunciato la possibilità per l’utente di regolare il livello di dettaglio del riassunto: presto sarà possibile chiedere all’AI di semplificare il linguaggio (utile se un concetto risulta troppo tecnico) oppure di fornire maggiori dettagli su un punto specifico.
Questa capacità di adattare il risultato generato – insieme alla facoltà di porre domande di follow-up in modalità conversazionale – avvicina l’esperienza a quella di un assistente virtuale esperto disponibile direttamente nella pagina dei risultati. Inoltre, grazie al modello Gemini, le Panoramiche IA potranno gestire query sempre più complesse che combinano più criteri e sfumature in un’unica domanda. Ad esempio, un utente potrebbe cercare “trova il miglior hotel ecosostenibile a Parma con spa e servizio navetta per il centro, e confronta i prezzi per un weekend”: una query così articolata, che normalmente avrebbe richiesto diverse ricerche separate (hotel a Roma, hotel ecosostenibili, hotel con spa, hotel con navetta, comparazione prezzi…), potrà essere compresa e soddisfatta da un’unica Panoramica IA contenente un riassunto dei risultati (nomi di hotel raccomandati con quelle caratteristiche, range di prezzi, ecc.) con link diretti ai siti o alle fonti di ciascun dato. Ciò significa che il motore di ricerca sta passando da un modello in cui l’utente decompone il problema in tante query a un modello in cui Google è in grado di comporre e risolvere il problema in un solo passaggio, attingendo alle informazioni sul web.
Il brevetto Google US11769017B1: “Generative summaries for search results”
A conferma dell’importanza strategica di questa tecnologia, Google ha brevettato il meccanismo alla base delle Panoramiche IA. Nel settembre 2023 è stato pubblicato il brevetto US11769017B1 intitolato “Generative summaries for search results” (Riassunti generativi per risultati di ricerca), che descrive in dettaglio come un sistema di ricerca possa utilizzare modelli di linguaggio per generare riassunti e presentarli all’utente con collegamenti alle fonti originarie.
Questo brevetto offre uno sguardo dietro le quinte di ciò che accade quando vediamo una Panoramica IA sulla SERP. Di seguito, riassumiamo i punti chiave che emergono dal documento brevetto (utilizzando termini semplificati):
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Selezione dei documenti di partenza: il sistema riceve la query dell’utente e identifica un insieme di documenti di risultato (Search Result Documents, SRD) rilevanti. Questi documenti includono le pagine web che tradizionalmente comparirebbero nei risultati (o che sono correlate alla query e a eventuali query recenti correlate effettuate dall’utente stesso).
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Estrazione di snippet dai documenti: da ciascun documento selezionato, il sistema estrae porzioni di contenuto (snippet) pertinenti alla query. Gli snippet possono essere testo, immagini, dati tabellari o altri elementi utili. L’estrazione è guidata dalla correlazione con la query: in pratica vengono isolati i passaggi nei quali i documenti rispondono alle domande poste o contengono informazioni chiave sul tema.
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Generazione del riassunto con uno o più modelli AI: i contenuti estratti vengono poi dati in pasto a uno o più modelli generativi (LLM) per produrre un riassunto in linguaggio naturale. Il brevetto sottolinea che possono essere usati anche più modelli o più AI in cooperazione – ad esempio un modello specializzato per riassumere testi, un altro per interpretare immagini, ecc. – per comporre la risposta. Un aspetto interessante è che il sistema può includere nel prompt di generazione non solo la query utente, ma anche contenuti aggiuntivi (ad esempio contesto o dettagli correlati alla query) da far considerare all’AI. Questo serve a rendere il riassunto più accurato e completo, mitigando il rischio di informazioni mancanti o imprecise.
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Verifica e annotazione di supporto: come accennato in precedenza, una volta generato il riassunto, il sistema esegue un confronto tra le affermazioni del testo e i contenuti originali dei documenti. Lo scopo è verificare quali parti del riassunto trovano riscontro in uno o più documenti di partenza. Ogni segmento del riassunto che è supportato da un documento viene annotato con un riferimento a quel documento (ad esempio, marcandolo internamente con un ID di riferimento alla fonte).
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Link ai documenti di origine (linkification): il cuore del brevetto riguarda la cosiddetta “response linkifying engine”, ovvero il modulo che si occupa di trasformare quelle annotazioni di supporto in link effettivi nell’interfaccia utente. In pratica, ogni porzione del riassunto generato che è verificata da un documento viene resa cliccabile. Il testo può essere sottolineato o evidenziato per indicare che è interattivo. Cliccando su quella frase o segmento, l’utente verrà indirizzato al documento sorgente corrispondente (idealmente proprio alla parte pertinente del documento – ad esempio tramite un anchor interno o uno scorrimento alla sezione rilevante). Il brevetto specifica che questi link nel testo possono essere sia generici (verso la pagina in generale) sia ancorati ad una specifica porzione del contenuto che conferma l’informazione. Questo meccanismo di “linkificazione” segmentata consente all’utente di sapere esattamente quale parte del riassunto proviene da quale fonte, migliorando la trasparenza e la fiducia nelle risposte AI.
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Visualizzazione con indicatori di confidenza: un elemento aggiuntivo menzionato nel brevetto – anche se al momento non visibile nell’implementazione pubblica – riguarda l’uso di indicatori di affidabilità o confidenza per il riassunto. Il sistema può calcolare un livello di confidenza (alto, medio, basso) per ogni affermazione o per l’intero riassunto, basandosi su vari fattori: ad esempio, la sicurezza del modello LLM durante la generazione, la solidità delle fonti che corroborano ogni dato, la coerenza con il knowledge graph, ecc. Questi livelli di confidenza potrebbero essere comunicati all’utente tramite annotazioni testuali (“Affidabilità: Alta/Media/Bassa”) o visive (ad esempio, colorando lo sfondo di una frase in verde, giallo o arancione a seconda dell’affidabilità). L’idea è di segnalare all’utente quanta fiducia il sistema ripone in ciascuna parte della risposta, così da incoraggiare ulteriori verifiche se qualcosa ha bassa confidenza. Anche se attualmente Google non mostra esplicitamente tali colori/confidenze nelle Panoramiche IA di Search, ha introdotto un concetto simile in Google Bard (“Double-check” con highlight in verde/arancione). È possibile che in futuro vengano integrate anche nella ricerca per evidenziare le parti del riassunto più solide rispetto a quelle più speculative.
In sintesi, il brevetto US11769017B1 conferma la direzione “AI + fonti” intrapresa da Google: l’obiettivo è sfruttare la potenza generativa dei modelli di linguaggio per assemblare risposte utili, ma ancorando sempre l’AI ai contenuti reali del web e offrendo agli editori il dovuto credito tramite link diretti. Per i professionisti SEO, questo documento è illuminante perché rivela concretamente come Google sta implementando AI Overviewr. Non si tratta di un semplice estratto di testo come i vecchi featured snippet, ma di un sistema molto più sofisticato che compone nuove frasi prendendo spunto da più sorgenti e decostruisce tali frasi per ricollegarle alle origini. È una sorta di meta-algoritmo di ranking e sintesi combinati.
Da un punto di vista strategico, il fatto che Google abbia brevettato questo procedimento indica quanto l’azienda creda che i riassunti generativi saranno parte integrante del futuro della ricerca. Per le aziende e i creatori di contenuti, significa che è fondamentale farsi trovare pronti: conoscere il funzionamento interno delle Panoramiche IA permette di allineare la propria strategia SEO e di content marketing a questa nuova realtà, assicurandosi che i propri contenuti possano essere “letti” e utilizzati correttamente dall’AI di Google (ottenendo così visibilità nei riassunti) anziché essere ignorati o esclusi.
Implicazioni per la SEO moderna 🙁
L’avvento delle Panoramiche IA in Google Search porta con sé implicazioni profonde per la SEO.
Siamo di fronte a un cambiamento di paradigma: non basta più pensare in termini di posizionare una pagina tra i primi risultati, ma occorre considerare come il nostro contenuto può essere recepito e riutilizzato da un’intelligenza artificiale per generare una risposta. Di seguito analizziamo le principali ricadute strategiche e tecniche per la SEO nell’era delle ricerche AI-first:
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Visibilità attraverso l’inclusione nei riassunti generativi: in passato, ottenere il primo risultato organico o un featured snippet significava massimizzare la visibilità su Google. Ora, con AI Overviewr, c’è un nuovo “spazio” di visibilità: quello all’interno del riassunto generato. I siti web citati e linkati nella Panoramica IA ottengono un’esposizione prominente, anche se magari non erano in assoluto il primo risultato tradizionale. Google stesso ha comunicato che, durante i test, i link inclusi nelle Panoramiche IA ricevono più clic rispetto a quando le stesse pagine comparivano come risultati normali. Questo può sembrare controintuitivo, ma ha una logica: l’AI mette in risalto parti specifiche di diverse fonti, invogliando l’utente curioso a “saperne di più” su ciascun aspetto presso il relativo sito. Di conseguenza, essere tra le fonti selezionate dall’AI può diventare persino più vantaggioso che essere semplicemente al primo posto della SERP, soprattutto per query complesse in cui l’utente apprezza la panoramica generale ma poi clicca i link per approfondire i vari punti.
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Riduzione del traffico per i contenuti non inclusi: d’altro canto, se il nostro sito non viene incluso nel riassunto generativo per una query rilevante, potrebbe subire una diminuzione di visibilità. L’utente, trovando già molte risposte nel box AI, potrebbe non scorrere tutti i risultati organici sottostanti come faceva un tempo. Soprattutto per le query informative generiche (“che cos’è X”, “come fare Y”, “migliori pratiche per Z”), la Panoramica IA potrebbe soddisfare la necessità informativa di base, canalizzando i clic solo verso i pochi siti menzionati come fonti. Ciò rende la competizione per rientrare tra le fonti del riassunto un nuovo campo di battaglia SEO. In pratica, oltre a lottare per il ranking, i siti competono per meritarsi una citazione nel riepilogo AI. Questo merito sembra dipendere da fattori quali la completezza e attendibilità del contenuto: una pagina che copre un aspetto fondamentale della query con chiarezza e autorevolezza ha più chance di essere scelta dall’AI come riferimento per quel punto. Al contrario, contenuti ridondanti o superficiali potrebbero venire ignorati in favore di fonti più ricche di informazioni.
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Importanza dell’autorevolezza e dell’affidabilità (E-E-A-T): la SEO già da anni pone enfasi su Experience, Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness (E-E-A-T), cioè esperienza, competenza, autorevolezza e affidabilità dei contenuti e del sito. Con le Panoramiche IA, questi aspetti diventano ancora più cruciali. L’AI di Google, per costruire un riassunto corretto, deve potersi fidare delle fonti. È ragionevole pensare che i sistemi di Google diano priorità, nell’assemblare le risposte AI, a siti con alta autorità nel settore, contenuti accurati e aggiornati, e segnali di affidabilità (come buoni backlink, citazioni, reputazione del brand, etc.). Ciò significa che le aziende devono investire ancora di più sulla qualità intrinseca dei contenuti. Non si tratta solo di inserire le giuste keyword, ma di fornire informazioni vere, approfondite e supportate da evidenze. Un contenuto che mostra competenza e magari riporta anche fonti esterne affidabili probabilmente sarà valutato positivamente sia dall’algoritmo tradizionale sia dall’AI generativa come base per le risposte.
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Rilevanza semantica e copertura completa degli argomenti: il funzionamento di AI Overviewr (che leggono e riassumono più documenti) implica che per essere inclusi bisogna coprire almeno un sotto-tema o un angolo informativo della query meglio di altri. In ottica SEO, ciò rafforza l’importanza di strutturare i contenuti in modo da rispondere a tutte le possibili domande correlate all’argomento principale. Ad esempio, se scriviamo un articolo dal titolo “Guida alla cyber security per PMI”, potrebbe essere utile includere sezioni/domande del tipo “Cos’è la cyber security e perché è importante per una PMI?”, “Principali minacce informatiche per le aziende”, “Come proteggere la rete aziendale: best practice”, “Normative e standard di sicurezza (es. GDPR)”, ecc. In questo modo il nostro contenuto copre a 360 gradi il tema; se un utente cercasse in generale “come una piccola impresa può migliorare la cyber security”, la Panoramica IA potrebbe attingere a varie parti della nostra guida – magari una frase sulla definizione, una sui rischi, una sulle soluzioni – menzionandoci più volte. Al contrario, un articolo molto breve o focalizzato su un solo aspetto rischia di venire considerato parziale dall’AI e dunque meno presente (a meno che non sia iper-specializzato in un dettaglio che nessun altro tratta).
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Continuità con la SEO tradizionale: è fondamentale comprendere che i fattori tradizionali di SEO on-page e off-page non spariscono, anzi rimangono la base. Le Panoramiche IA nascono dai risultati di ricerca: se un sito non compare tra i risultati organici per nulla, difficilmente l’AI lo “scoprirà” dal nulla. Quindi tutte le attività classiche – ricerca keyword, ottimizzazione dei tag title e meta description, struttura del sito, link building, performance tecniche, esperienza utente sul sito – restano rilevanti. In particolare, ottenere una buona posizione organica (prima pagina) per le query target è probabilmente prerequisito per essere considerato tra i candidati al riassunto generativo. Tuttavia, potrebbe non essere necessario essere in posizione #1 assoluta: è plausibile che l’AI peschi informazioni anche da risultati che sono qualche posizione più in basso se apportano un contributo unico. In tal senso, la SEO si arricchisce di una nuova dimensione: l’AI Optimization, ovvero ottimizzare i contenuti affinché siano graditi non solo agli algoritmi di ranking ma anche al modello generativo che deve sintetizzarli.
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Nuove metriche da monitorare: con l’introduzione delle Panoramiche IA, i SEO e le aziende dovranno aggiornare le proprie metriche di successo. Oltre a monitorare posizionamenti e CTR organici, diventa utile osservare dati come il CTR dei link all’interno delle Panoramiche (fortunatamente, Google Search Console già include i clic e le impression derivanti dalle Panoramiche IA nel report Performance, contandoli nell’ambito della ricerca web tradizionale). Se notiamo, ad esempio, che per una certa query il nostro sito perde clic ma un nostro concorrente ottiene traffico pur senza superarci nel ranking, potrebbe essere segno che quell’altro è citato nel riassunto AI e noi no. Al contrario, se vediamo impression elevate ma pochi clic, forse la nostra pagina viene mostrata come riferimento nell’AI Overview ma l’utente non sente la necessità di cliccare perché il riassunto già soddisfa (il che potrebbe spingerci a rendere il nostro contenuto più invitante o più indispensabile oltre il riassunto). Insomma, le aziende dovranno aggiungere al proprio monitoraggio SEO anche l’analisi di come (e se) i propri contenuti compaiono nelle Panoramiche IA e con quali risultati in termini di traffico.
Esperienza utente e impatto sulle pratiche editoriali
Dal punto di vista dell’esperienza utente (UX), le Panoramiche IA sono pensate per migliorare la soddisfazione nelle ricerche complesse. I primi feedback raccolti da Google indicano che gli utenti apprezzano la possibilità di ottenere subito una visione d’insieme e poi approfondire a piacimento. Questo porta a ricerche più efficaci: invece di aprire 5-6 tab del browser e confrontare le informazioni manualmente, l’utente vede già un confronto/compendio iniziale e può focalizzarsi sugli aspetti di interesse. Ad esempio, chi cerca “migliori laptop per grafica 3D 2025” potrebbe ricevere una panoramica che elenca 2-3 modelli top con caratteristiche salienti, prezzi medi e pro/contro, il tutto basato su recensioni e schede tecniche provenienti da varie fonti. Così l’utente individua subito due opzioni promettenti e clicca i link per leggere le recensioni complete solo di quelle, risparmiando tempo. In generale, la ricerca diventa più conversazionale e centrata sull’utente: si possono fare domande più naturali e specifiche, sapendo che Google può collegare i puntini. Questo probabilmente aumenterà l’uso del motore di ricerca per attività di planning e brainstorming (come Google stesso ha evidenziato: persone che chiedono all’AI idee per itinerari di viaggio, piani di allenamento, ricette settimanali, ecc., ottenendo come risposta una sorta di “template” iniziale assemblato da fonti web diverse).
Tuttavia, non mancano le potenziali criticità e preoccupazioni dal lato editoriale. Un tema caldo è il rischio che il traffico verso i siti web possa calare per certe tipologie di contenuti informativi. Se l’utente ottiene già tutte le risposte principali in SERP, potrebbe non visitare l’articolo originale da cui tali risposte derivano, a meno che non abbia bisogno di maggiori dettagli. Alcuni editori e autori hanno espresso timore che le Panoramiche IA possano ridurre la visibilità dei brand e il riconoscimento del lavoro originale. In effetti, nella Panoramica IA il focus è sulla risposta, non sul sito che l’ha fornita: il nome del sito fonte appare magari come piccolo testo secondario o con un’icona, e non sempre l’utente associa immediatamente l’informazione alla fonte come farebbe cliccando un singolo risultato. C’è il rischio di diventare fornitori silenziosi di contenuto per l’AI di Google, con minori opportunità di costruire una relazione diretta col lettore (meno pageview, meno iscrizioni newsletter, ecc.). Questo scenario ha portato alcuni a paragonare la Panoramica IA a un “aggregatore” che trattiene l’utente su Google invece di farlo navigare verso l’esterno.
D’altro canto, Google sostiene che le Panoramiche IA creano nuove opportunità di traffico: soprattutto per domande ampie, l’AI tende a includere una varietà di fonti, anche siti che magari non sarebbero al top della SERP per tutte le sfaccettature della query. L’utente, vedendo citato un sito che non conosce, potrebbe scoprirlo e apprezzarlo proprio grazie al link nel riassunto. Inoltre, in query dove prima l’utente si accontentava di leggere un paragrafo di un singolo snippet, ora potrebbe cliccare più link per confrontare prospettive diverse presentate nell’Overview. Ad esempio, per una query come “strategie di marketing B2B innovative 2025”, la Panoramica IA potrebbe menzionare sia un whitepaper di una società di consulenza sia un case study dal blog di un’agenzia, sia un video YouTube di un esperto. L’utente incuriosito potrebbe visitare tutti e tre, generando visite che forse non sarebbero avvenute se solo uno di quei contenuti fosse stato cliccato in isolamento. In sostanza, l’impatto sul traffico può variare caso per caso: per alcune query informative semplici potrebbe calare (perché l’Overview esaurisce il bisogno informativo), per altre complesse potrebbe distribuirsi su più siti aumentando la diversità delle fonti visitate.
Per quanto riguarda le pratiche editoriali e di content marketing, è chiaro che l’arrivo dell’AI generativa nella ricerca impone dei cambiamenti di strategia:
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I redattori e creatori di contenuti dovranno prestare ancora più attenzione alla precisione e verificabilità di ciò che pubblicano. Dal momento che l’AI riassume e mescola informazioni, è fondamentale che ogni affermazione pubblicata sia corretta: un errore o una vaga imprecisione nel testo potrebbe essere ripreso nel riassunto AI e risultare in un’informazione fuorviante attribuita (indirettamente) al vostro sito. Questo non solo danneggia l’utente, ma potrebbe penalizzare la percezione di affidabilità del vostro brand. D’altro canto, contenuti ricchi di dati concreti, esempi e dettagli verificati avranno più possibilità di emergere come “punti fermi” nel riassunto dell’AI.
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La struttura dei contenuti diventa cruciale. Testi ben organizzati con titoli, sottotitoli e paragrafi chiari aiutano sia gli utenti sia l’AI di Google a capire la gerarchia delle informazioni. È consigliabile usare un formato che risponda a domande specifiche (es. FAQ, o paragrafi che iniziano con la domanda in grassetto e la risposta immediata a seguire) in modo che l’AI possa facilmente individuare la porzione rilevante da includere. Ad esempio, un articolo potrebbe essere scritto come una serie di domande e risposte: se l’utente cerca proprio una di quelle domande, la Panoramica IA potrebbe prendere direttamente la risposta corrispondente e inserirla nel suo riassunto, citando la fonte.
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Bisogna puntare a differenziare e approfondire i contenuti oltre il livello “base”. Se l’AI è brava a dare risposte di alto livello attingendo dal nostro contenuto, noi dobbiamo assicurarci che sul nostro sito ci sia molto di più di quanto può stare in un breve riassunto. In pratica, dobbiamo stimolare l’utente a voler cliccare per scoprire qualcosa di aggiuntivo: dettagli, casi studio, immagini esplicative, strumenti interattivi, opinioni esperte, ecc. L’AI di Google al momento fornisce soprattutto un testo riassuntivo; dunque, elementi come grafici, video, tabelle interattive, testimonianze dirette, che non possono essere facilmente “riassunti” in poche frasi, rappresentano un valore aggiunto che resta esclusivo del sito originale. Un approccio editoriale vincente sarà quello di creare contenuti che funzionino a due livelli: un livello superficiale (fatto di concetti chiave chiari e autonomi, che l’AI può catturare e presentare) e un livello di approfondimento (che richiede la lettura completa sul sito). In tal modo si massimizza sia la possibilità di essere inclusi nella Panoramica IA sia l’attrattiva a visitare la pagina per saperne di più.
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Gestione delle anteprime e diritti sul contenuto: Google considera le Panoramiche IA come una forma di preview dei contenuti web (simile ai frammenti di testo mostrati nei risultati tradizionali, ma più estesa). Di conseguenza, i siti hanno ancora la possibilità di controllare cosa e quanto del proprio contenuto può essere mostrato come anteprima, attraverso i cosiddetti “meta tag snippet” (es.
max-snippet
,nosnippet
) o altre direttive per crawler. Un editore che, per ragioni strategiche, non volesse apparire nelle Panoramiche IA potrebbe inserire tag che limitano la lunghezza dello snippet consentito o disabilitano l’anteprima: in tal caso Google dovrebbe astenersi dall’utilizzare quel testo nei suoi riassunti AI. Questa è una scelta però da valutare con cautela, perché rinunciare alla Panoramica IA significa potenzialmente rinunciare a importanti opportunità di traffico qualificato. La maggior parte delle aziende probabilmente vorrà essere inclusa nelle Panoramiche, a patto che ci sia attribuzione e ritorno di visitatori. Solo alcuni publisher (ad esempio nel settore news premium) potrebbero considerare di limitare l’AI per non far “spoilerare” gratuitamente i propri contenuti. In ogni caso, è bene che team SEO ed editoriali sappiano di avere strumenti di controllo: Google rispetterà le impostazioni di snippet e robots come ha dichiarato, quindi ognuno può decidere il livello di apertura verso l’AI.
le Panoramiche IA spingono a mio avviso gli editori e SEO a un livello di maturità maggiore: chi produce contenuti dovrà farlo pensando sia al lettore umano sia a come un algoritmo AI li interpreterà. Le linee guida tradizionali di Google (“crea contenuti pensati per gli utenti, non per i motori”) rimangono valide, ma ora c’è un ulteriore intermediario tra noi e parte degli utenti – l’intelligenza artificiale di Google – che deve “capire” e valorizzare il nostro lavoro. Diventa quindi essenziale scrivere in modo chiaro, logico e semantico, senza ambiguità, e organizzare bene le informazioni, perché in un certo senso stiamo insegnando al modello AI di Google cosa dire agli utenti riguardo al nostro argomento.
Strategie e consigli pratici per un’ottimizzazione AI-first (Checklist SEO)
Come possono le aziende e i SEO specialist prepararsi concretamente a questo nuovo scenario di SEO nell’era dell’AI?
Ecco una serie di consigli pratici e best practice da adottare subito per ottimizzare contenuti e sito in ottica AI-first:
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Creare contenuti di qualità superiore e con forte E-E-A-T: Punta su contenuti originali, approfonditi e scritti da esperti del settore. Dimostra esperienza diretta dove possibile (esempi, casi reali) ed enfatizza l’autorevolezza citando dati, studi o fonti affidabili. Un contenuto con alto valore informativo ha più chance di essere selezionato dall’AI come base per il suo riassunto. Inoltre, contenuti accurati riducono il rischio di errori nel caso vengano riassunti.
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Rispondere alle domande dell’utente in modo diretto: Struttura i tuoi testi prevedendo le domande chiave che il pubblico potrebbe fare. Utilizza paragrafi di apertura che forniscono definizioni o risposte concise, seguiti poi dai dettagli. Ad esempio, inizia un articolo con una frase che riassume tutto (“La domanda X trova risposta in Y: in breve…, mentre nel dettaglio…”). Questo aumenta la possibilità che quella frase iniziale venga utilizzata dall’AI per la Panoramica, fornendo al contempo la giusta attribuzione al tuo sito.
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Usare una struttura con titoli e sottotitoli chiari (SEO on-page): Adotta titoli H1/H2/H3 descrittivi e attinenti alle query degli utenti. Ogni sezione dovrebbe coprire un sotto-argomento specifico. Ciò non solo aiuta la leggibilità umana, ma permette a Google di estrarre più facilmente il pezzo di testo rilevante per ogni sotto-domanda. Ad esempio, se hai un articolo “Guida completa al content marketing”, includi sottotitoli come “Che cos’è il content marketing?”, “Come creare una strategia di content marketing”, “Metriche per valutare il content marketing”, ecc. Così se la query dell’utente è una di queste domande, Google troverà esattamente la sezione corrispondente nel tuo contenuto.
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Formattare con liste ed elementi facilmente digeribili: Le Panoramiche IA spesso presentano bullet point o liste numerate per elencare consigli, passaggi, vantaggi/svantaggi, ecc. Se il tuo contenuto contiene già liste ben fatte, c’è una buona probabilità che l’AI possa incorporarle o ispirarsi ad esse. Ad esempio, un articolo “10 modi per migliorare la sicurezza in casa” con un elenco numerato delle 10 misure verrà probabilmente ripreso punto per punto nell’eventuale riassunto AI. Le liste sono facili da leggere e da sintetizzare, quindi usale quando appropriato.
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Integrare dati strutturati e markup (schema): Sebbene il riassunto AI sia generato principalmente dal testo, fornire schema markup (dati strutturati) sulle tue pagine può aiutare Google a comprendere meglio certi elementi (come recensioni, FAQ, definizioni, how-to). Ad esempio, lo FAQ schema può far sapere a Google che nel tuo sito c’è una sezione Domande/Risposte ufficiale – l’AI potrebbe attingere direttamente da lì per avere risposte concise e affidabili. Analogamente, il HowTo schema segnala procedure passo-passo. L’AI potrebbe usare queste informazioni strutturate per costruire una risposta ben organizzata. Insomma, rendi “facile da leggere” il tuo sito anche per i sistemi automatizzati.
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Curare gli aspetti tecnici del sito: Un sito lento, con problemi di crawling o con blocchi (es. pop-up invasivi, contenuti dietro login) rischia di essere penalizzato. Google deve poter accedere e estrarre rapidamente i contenuti per passarli all’LLM. Assicurati che Googlebot possa eseguire il crawl di tutto il contenuto importante senza ostacoli, che le pagine siano indicizzabili (niente
noindex
indesiderati), e che la performance (Core Web Vitals) sia buona. Mentre questi elementi non influiscono direttamente su cosa l’AI scrive, influenzano la scelta delle fonti: se il tuo sito è problematico, Google potrebbe preferire fonti alternative più accessibili. -
Monitorare la presenza nelle Panoramiche IA tramite Search Console: Come detto, controlla regolarmente il tuo rapporto sul rendimento in Google Search Console. Filtra le query o le pagine che ti interessano e osserva se vi sono variazioni strane di impressioni e clic. Google non fornisce (al momento) un indicatore esplicito “sei stato citato in una Panoramica IA”, ma un aumento di impression senza aumento di clic, o viceversa, in corrispondenza del lancio delle Panoramiche in Italia, potrebbe indicare un impatto. Confronta anche il CTR di query informative prima e dopo: se c’è un calo generalizzato, potrebbe essere dovuto al fatto che l’AI risponde senza bisogno di cliccare. In tal caso, valuta come rendere i tuoi snippet più invitanti (ad esempio aggiornando meta description per stuzzicare l’utente con qualcosa che il riassunto non ha coperto).
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Ottimizzare i contenuti per query lunghe e complesse: Gli utenti inizieranno a fare ricerche più conversazionali e dettagliate, sapendo che l’AI può gestirle. Cerca di intercettare queste long-tail. Uno strumento utile è analizzare le domande che i tuoi clienti pongono al team commerciale o al supporto: quelle domande articolate potrebbero diventare query per Google. Crea contenuti (blog post, guide, Q&A) che rispondano a tali domande complete. Se per esempio noti che molti chiedono “come integrare la mia piattaforma X con l’ERP Y mantenendo i dati sincronizzati in tempo reale”, potresti scrivere un articolo tecnico proprio su questo. Sarà un contenuto di nicchia ma altamente rilevante per una query specifica – l’AI se lo troverà a disposizione potrebbe estrarne gran parte per rispondere a quell’utente, citandoti come fonte autorevole sul tema.
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Offrire valore aggiunto oltre la risposta breve: come linea guida editoriale, chiediti sempre: “se Google riassume il mio contenuto in 2-3 frasi, che motivo avrà l’utente di cliccare per leggere il resto?” Assicurati che quel motivo ci sia! Ad esempio, includi nel tuo articolo un caso di studio interessante, o un punto di vista originale, o materiali scaricabili (es. un PDF checklist, un calcolatore interattivo). La Panoramica IA non può (attualmente) fornire questi extra. Quindi, chi vede il riassunto e vuole quei dettagli dovrà venire sul tuo sito. In pratica, non limitarti alle basi – spingi la tua competenza dove l’AI non può seguirti facilmente.
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Valutare l’uso di meta tag “preview” con cognizione: Decidi la tua politica riguardo alle anteprime AI. Nella maggior parte dei casi, consentire l’accesso ai tuoi contenuti per la Panoramica IA sarà benefico. Ma se hai contenuti esclusivi o modelli di business a rischio (ad esempio siti di news che vivono di pageview), potresti sperimentare con il tag
max-snippet
per limitare quanti caratteri possono essere usati nei riassunti. Impostando, ad esempio,max-snippet: 120
potresti permettere giusto una frase e non l’intero paragrafo. Valuta però l’impatto: se il tuo snippet è troppo corto, l’AI potrebbe scartarlo e preferire un’altra fonte. Un approccio più morbido è lasciare che Google utilizzi liberamente il tuo testo (nessun limite) ma monitorare attentamente i risultati. Se noti che molti utenti leggono il tuo contenuto via AI e pochissimi cliccano, potresti allora aggiustare la strategia. In ogni caso, assicurati di rendere ben visibile il tuo brand nel testo: ad esempio menziona la tua azienda o prodotto nelle frasi (quando naturale) in modo che anche se l’AI cita quel pezzo, il nome emerga. Questo almeno ti darà visibilità di brand anche senza clic. -
Prepararsi all’evoluzione continua: Infine, mantieni un atteggiamento dinamico e proattivo. Le funzionalità AI in Search saranno soggette a modifiche, aggiustamenti di UI, nuovi tipi di rich snippet, ecc. Ad esempio, Google potrebbe iniziare a evidenziare con colore le parti “meno sicure” del riassunto, o a consentire all’utente di fare follow-up domande direttamente dal riassunto, il che cambierebbe di nuovo il gioco. Rimani informato segui il nostro corso SEO DeepSEO dove avremo casi studio e tutte le novità!
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La SEO nell’era dell’AI
L’introduzione a AI Overview di Google in Italia segna l’inizio di una nuova era per la ricerca online e per l’ottimizzazione nei motori. Da una parte, gli utenti beneficiano di un’esperienza più ricca e immediata, in cui possono fidarsi di ottenere un quadro generale rapido e poi approfondire dove preferiscono. Dall’altra, le aziende e i professionisti SEO si trovano di fronte alla sfida (e opportunità) di ripensare le proprie strategie per rimanere visibili e rilevanti.
In questo contesto AI-first, chi produce contenuti di qualità non deve scoraggiarsi, anzi: il contenuto valido e utile è più importante che mai. La forma in cui viene fruito sta cambiando, ma la sostanza – ossia offrire valore all’utente – resta il faro da seguire. Google, tramite l’AI, sta cercando il meglio del meglio per rispondere alle domande: se il vostro sito fornisce quel “meglio”, verrà premiato con la citazione nella Panoramica IA e l’arrivo di utenti interessati. Chi invece puntava su tattiche SEO superficiali o contenuti riempitivi, rischia di perdere terreno in un panorama in cui l’AI setaccia e unisce solo le informazioni più rilevanti.
Per le aziende italiane è il momento di investire in competenze SEO e content creation con focus sull’AI. Ciò significa formare i team sulle nuove modalità di ricerca, sperimentare internamente le AI Overview (provate voi stessi, da utenti, a cercare le query del vostro settore e osservate cosa l’AI risponde, quali fonti cita – è un esercizio illuminante), e adattare gradualmente siti e contenuti seguendo i consigli pratici discussi. Bisogna anche mantenere un dialogo aperto tra chi crea contenuti e chi fa SEO tecnico: ora più che mai le due cose sono interdipendenti, poiché una buona struttura facilita un buon riassunto AI, e viceversa un buon contenuto deve essere reso strutturato per brillare.
In prospettiva futura, possiamo attenderci che la ricerca diventi sempre più ibrida: parte algoritmo classico, parte intelligenza artificiale. La SEO non “muore” affatto, ma si evolve in una disciplina più ampia che potremmo chiamare AIO (Artificial Intelligence Optimization). In questo scenario, le aziende che per prime abbracceranno questo cambiamento potranno guadagnare un vantaggio competitivo significativo, posizionandosi come pionieri nell’era delle ricerche AI-driven. Al contrario, ignorare la tendenza potrebbe portare a un calo di visibilità man mano che le Panoramiche IA diventeranno sempre più diffuse e utilizzate dagli utenti.
Prepararsi all’evoluzione dell’ecosistema della ricerca significa combinare l’attenzione alle fondamenta (contenuti eccellenti, SEO tecnica solida) con la sperimentazione sulle nuove frontiere (ottimizzazione per AI, analisi dei brevetti e degli aggiornamenti Google, adattamento rapido). Con un approccio proattivo, le aziende italiane potranno non solo mitigare eventuali impatti negativi, ma sfruttare appieno le Panoramiche IA a proprio vantaggio, offrendo agli utenti ciò che cercano in modo ancor più efficace e ritagliandosi il proprio spazio in un panorama digitale in continuo rinnovamento. Il messaggio è chiaro: l’AI è arrivata nella SERP – meglio esserci dentro come protagonisti, che rimanerne fuori come spettatori.